Imparare dal passato, guardare al futuro: le sfide della didattica ibrida nell’era del post-Covid19
Digitale e blended learning: queste le parole chiave che hanno contraddistinto il primo mese di attività universitaria durante l’emergenza sanitaria. L’obiettivo era permettere agli studenti, fino a quando possibile, di tornare a vivere l’esperienza universitaria anche in tempo di pandemia, combinando le classiche lezioni in aula con quello che di meglio le nuove tecnologie hanno da offrire.
L’invito a tornare “tra i banchi” è arrivato direttamente del rettore Ferruccio Resta, che con queste parole ha accolto gli studenti all’alba del nuovo anno accademico: “il Politecnico ha da subito espresso la volontà di avviare lezioni, esami e sessioni di laurea in presenza a partire da questo semestre, perché l’università non si riduca a una semplice trasmissione di informazione […] l’università è un luogo dove una comunità cresce sia da un punto di vista umano che professionale”.
I docenti hanno accolto questa nuova sfida pur consapevoli delle difficoltà e delle limitazioni che derivano dal gestire un’aula parzialmente online. Inoltre, questo nuovo assetto ha richiesto la modifica di orari, delle modalità organizzative di lezioni ed esercitazioni insieme alla riprogrammazione dei contenuti, tuttavia lo sforzo è stato premiato: per il primo mese oltre il 70% delle matricole ha seguito le lezioni in presenza. Inferiore, invece, è stata la partecipazione in aula degli studenti degli anni successivi. Questi ultimi infatti in un recente sondaggio della Scuola di Ingegneria Industriale e dell’Informazione (Scuola 3I) al quale hanno risposto oltre 11mila studenti, hanno dichiarato di ritenere sufficientemente efficaci le lezioni a distanza, memori anche dell’esperienza della scorsa primavera. Tra gli studenti che hanno deciso di seguire le lezioni esclusivamente da remoto troviamo i pendolari, la cui percentuale è direttamente proporzionale alla distanza dall’abitazione dal campus, e gli studenti stranieri, che causa di forza maggiore sono stati impossibilitati a lasciare il Paese d’origine.
Anche gli studenti pagano a caro prezzo le conseguenze di questa pandemia: sebbene si dicano soddisfatti di come il Politecnico sta gestendo le attività didattiche nonostante tutte le difficoltà legate al Covid19, sono consapevoli di quanto perdano in termini di relazioni e contatti seguendo i corsi a distanza. Infatti, l’85% degli studenti lamenta un impoverimento delle lezioni a causa della riduzione degli scambi con i colleghi e oltre il 70% rimpiange in primis la vita sociale nei campus e a seguire il rapporto diretto con il docente, le attività di laboratorio e di progetto.
Con questo spirito, nelle scorse settimane si è tornati a svolgere anche le sessioni di laurea in presenza. Per ogni aula da 200 persone era consentito l’accesso a candidato, 3 accompagnatori e commissione. Rimaneva, per amici e parenti, la possibilità di collegarsi all’aula e seguire la sessione online. Nonostante le limitazioni, i candidati hanno avuto il piacere di tornare a discutere la tesi in aula e di festeggiare la fine del percorso nello stesso luogo in cui tutto ha avuto inizio.
Contemporaneamente la consapevolezza di docenti e studenti nata da questa esperienza sarà il punto di partenza nel ripensare la didattica del post-pandemia. Non si può però negare che il processo di digitalizzazione appena avviato lascerà un’impronta sull’università del futuro. Proprio in quest’ottica i docenti del corso di studi in Ingegneria Meccanica, insieme a quelli della Scuola 3I, stanno già lavorando alla rielaborazione della didattica attraverso l’impiego di queste nuove risorse digitali, pensando a quelle che saranno le nuove sfide da affrontare una volta che ci saremo lasciati alle spalle la pandemia.
Nell’immediato, invece, a preoccupare è l’andamento esponenziale della curva dei contagi e il Politecnico, che continua mantenere la didattica ibrida per le attività applicative e laboratoriali, è già pronto a reagire nel caso in cui le misure anti-covid19 dovessero inasprirsi.